Le donne che non votano una donna: il caso di Kamala Harris e la battaglia dei diritti femminili negli Stati Uniti - Feminility - la Rivista per le Donne che Cambiano il Mondo

Post Top Ad


Post Top Ad

mercoledì 6 novembre 2024

Le donne che non votano una donna: il caso di Kamala Harris e la battaglia dei diritti femminili negli Stati Uniti

 



In un’epoca in cui la rappresentanza femminile sembra fare passi avanti in molti paesi, negli Stati Uniti si consuma una sconfitta simbolica che va oltre la persona di Kamala Harris. La vicepresidente americana, che aveva cercato di diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti, ha dovuto affrontare non solo la sfida politica, ma anche l'ostacolo di una parte dell’elettorato femminile che ha scelto di non sostenerla. Questo voto rivela dinamiche profonde e complesse, che riflettono il difficile cammino verso l’uguaglianza di genere.

Secondo Natalia Aspesi, nota editorialista italiana, questa non è solo la sconfitta di una candidata, ma potrebbe rappresentare una minaccia più ampia per i diritti delle donne. La mancata elezione di una donna alla presidenza americana, infatti, rischia di diventare un segnale di arretramento, un’occasione persa per rafforzare la voce femminile in un contesto mondiale in cui i diritti delle donne sono ancora fragili e costantemente minacciati.

Le radici della resistenza femminile

È una questione complessa, quella del voto femminile contro le candidate donne. Dietro questa scelta non ci sono solo motivazioni politiche, ma anche radici culturali profonde. In molti casi, alcune donne si sentono distanti dall’idea di una leader femminile per ragioni che spaziano dalle tradizioni di genere all’interiorizzazione di stereotipi. La donna leader è spesso vista come troppo distante, troppo diversa dal modello femminile tradizionale che per decenni è stato imposto e che molte continuano a ritenere “normale.”

Anche in Italia, come ricorda Aspesi, i progressi delle donne in politica sono stati costantemente accompagnati da una divisione interna tra le stesse elettrici. Non è stato facile, e non lo è tuttora, superare il pregiudizio che vuole le donne migliori come madri, moglie o professioniste, ma non come leader politiche. In tal senso, la sconfitta di Harris è un caso esemplare che evidenzia come una parte dell'elettorato femminile veda ancora con sospetto l’idea di una donna al vertice.

La caduta dei diritti e il rischio del silenzio

Il rischio reale, sottolinea Aspesi, è che questa situazione rappresenti un ritorno al passato, con diritti faticosamente conquistati che potrebbero subire un'inversione di marcia. Negli Stati Uniti, il diritto all'aborto e altri diritti fondamentali delle donne sono già stati messi a dura prova negli ultimi anni, e la mancata elezione di una donna alla presidenza potrebbe segnare un indebolimento della voce femminile nel dibattito pubblico.

Per Kamala Harris, non ottenere il ruolo di presidente non significa solo un fallimento personale, ma un colpo per molte elettrici che avevano visto in lei una speranza. Le politiche conservatrici rischiano di guadagnare terreno, e con esse la possibilità di una retorica che mette in discussione anni di lotte per l'uguaglianza e la giustizia sociale.

La strada verso l’uguaglianza è ancora lunga

La sfida per le donne non è finita, e la battaglia per una rappresentanza significativa continua. La mancata elezione di Kamala Harris può anche servire come monito per riflettere su cosa significhi davvero il progresso per le donne. Se da una parte molte leader femminili hanno raggiunto posizioni di potere in vari paesi, il percorso negli Stati Uniti evidenzia quanto sia complesso cambiare mentalità e superare pregiudizi radicati.

La politica non è mai solo una questione di genere, ma la mancanza di una donna alla guida di una delle principali potenze mondiali fa riflettere su quanto ancora il mondo debba fare per riconoscere l’effettiva uguaglianza.

Post Top Ad